PREMESSA
Queste note sulle aste in bambù
sono rivolte a chi almeno qualche volta si è cimentato nella costruzione di frecce di legno e descrivono principalmente
l’intaglio della cocca.
Per rendere le cose più semplici
per la prima volta cercheremo di procurarci delle aste già spinate e pesate. Spinare le aste di bambù può essere un po’
impegnativo – se trovate chi lo fa per voi è meglio.
Vicino alla cocca avrete quindi contrassegnato dove passa il piano di spine ( la lineetta bianca) che coinciderà con la posizione della penna indice . E’ utile riportare anche magari il peso dell’asta:
Le aste dovranno essere il più possibile dello stesso spine e
peso per ottenere risultati uniformi.
Non aspettiamoci però di avere spine e peso tutti eguali: le aste di bambù
non sono lavorate dalle macchine ma da madre natura e raddrizzate con il fuoco.
Come spine, peso, diametri, rettilinearità anche le semplici aste di legno sono molto più uniformi.
Le aste di bambù sono
leggermente coniche: la parte più larga è quella dove andrà la punta, su quella più stretta verrà incollata
o intagliata la cocca.
I maligni dicono che oltre a essere coniche sono anche storte: è sostanzialmente vero, ma volano lo stesso abbastanza dritte, certo meno precise di un’asta in carbonio.
Preferisco intagliare la cocca perché in questo modo posso regolare la “pinzatura”
sulla corda a mio piacimento.
Inoltre con alcuni accorgimenti la cocca intagliata è molto robusta si da poter supportare anche i carichi in flessione a cui inevitabilmente
viene sottoposta praticando lo sgancio orientale basato sull’utilizzo preponderante del
pollice ( twist della corda ).
MA le frecce di bambù possono essere anche di diametro intorno ai 6mm: se usate corde in filato naturale molto grosse per archi storici c’è il rischio che le pareti della cocca risultino troppo sottili, con rischio per la sicurezza. In tal caso usate pure cocche commerciali di legno o plastica da incollare o selezionate aste di diametro maggiore.
L’intaglio della cocca
Le aste di bambù si possono
equiparare a un tubo leggermente conico con pareti piuttosto grosse fatto con
fibre molto lunghe e sottili incollate tra di loro.
Con una certa regolarità questo tubo presenta dei diaframmi dove la struttura cambia e diventa una specie di legno durissimo. Questi sono i nodi.
Se consideriamo una
tipica asta da 33” ( 84 cm) vi troveremo 3 o 4 nodi.
Il primo nodo sarà
sempre molto vicino ( 1 o 2 cm ) all’estremità dove verrà intagliata
la cocca ( parte più stretta).
L’ultimo nodo tipicamente è da 5 – 30 cm circa lato punta, la parte più larga. Dipende
se ci sono 3 o 4 nodi.
Notare che i
diametri sono molto variabili anche per lo stesso gruppo di aste selezionate:
per esempio
prendendo 6 frecce selezionate come
spine e peso ho misurato all’estremità
più stretta dei diametri variabili tra 6,5 e 8 mm.
Il canale che le aste di bambù hanno al centro di solito si presenta riempito di midollo leggerissimo e di nessuna consistenza meccanica.
Questo canale può essere più o meno largo.
Bisogna levare
il midollo e tappare il canale con un tondino di legno duro di lunghezza opportuna.
Anche qui c’è
variabilità, come si vede nelle foto
sottostanti della stessa asta: lato
cocca ( sinistra) il canale è ben più
largo che lato punta, ma non è detto che sia sempre così:
Per svuotare il canale dal midollo uso punte di trapano di
vari diametri ( da 1,5 a 3,5 mm ) ma senza ricorrere al trapano; di solito chiudo la punta in una morsa e
ruoto la freccia a mano oppure uso un vecchio mandrino:
L’dea è di levare
solo il midollo privo di resistenza meccanica senza rovinare la parete dell’asta.
Il tondino di legno duro è anch’esso fatto da bambù che può essere ricavato da stuzzicadenti o da spiedini, a seconda del diametro che serve, scartavetrando se occorre. Ma va bene anche faggio o altro legno duro .
Come colla per
il tondino va bene tutto, dal Vinavil all’Attak alla resina bicomponente specie lato punta.
Lato cocca forse è meglio stare su Attak e resina perché poi si può lavorare meglio.
Lo scopo dei tondini è di dare maggiore resilienza alla punta e di permettere l’intaglio della cocca su un cilindro pieno invece che su un tubo.
Se vorrete
montare punte o cocche con l’inserto conico il tondino inserito nel canale
midollare vi permetterà di temperare a cono l’asta senza spaccarla.
In
commercio ci sono anche delle cocche in legno / corno / osso con un inserto che deve essere inserito o incollato dentro il canale. In tal caso l’inserto della cocca andrà a rimpiazzare il tondino ma
dovrete quasi sempre scavare un canale più largo e più lungo di quello presente.
Qui sotto alcuni esempi di tondini tappabuchi:
Lato cocca si inserisce tutto
quello che serve per arrivare al nodo, quindi massimo 1 o 2 cm. Nella
maggior parte dei casi starete sotto il centimetro.
Se abbiamo 3 nodi quello lato punta è molto distante ( 20 – 30 cm circa ): 4 o 5 cm di tondino sono però più che sufficienti. Non serve di più e soprattutto si deve mettere in quantità eguale per tutte le frecce.
Dopo che la colla si è asciugata possiamo tagliare la parte eccedente dei tondini :
Nell’immagine qui sopra c’è anche una cocca da rifinire che presenta un piccolo
problema: il nodo era vicinissimo all’estremità
e praticando l’intaglio ho perforato il
diaframma scoprendo il canale sottostante.
In casi come questo si può ripetere l’inserimento e incollaggio di un ulteriore pezzettino di tondino.
Per tenere la freccia in morsa ci
si costruisce un semplice attrezzo che
trattenga saldamente l’asta senza
schiacciarla,meglio se lo fate con
un legno dolce così si adatterà meglio alle irregolarità del bambù:
Un altro attrezzo che
ci facilita la vita è una lama “grossa” ottenuta incollando con Attack o epossidica tre
lame di seghetto da ferro – senza riempire di colla i denti ; poi le si avvolgono con nastro alle estremità per poterle impugnare
quasi comodamente.
In questo modo potremo ottenere velocemente un intaglio largo circa 2,5 mm.
In alternativa si può usare il lato dentato di una limetta piatta ( foto a
destra ) , ma si farà molta più fatica e si procederà più lentamente:
Il piano dell’intaglio deve essere fatto perpendicolare al
piano in cui si è misurato lo spine della
freccia.
Si
inizia facendo un taglio di guida con un seghetto a lama sottile.
Nella foto qui sotto si vede il l’asta serrata in morsa
dall’alto: l’intaglio è orizzontale e il
piano di spine è verticale:
La profondità del taglio è di 10 mm ( se sono 11 o 12 va bene lo stesso ) .
Non scenderei sotto i 10 mm perché
gli archi orientali sono spesso corti, l’allungo solitamente è notevole e di conseguenza l’angolo tra corda e asse della freccia è più acuto.
Specialmente se tenete l’anello del pollice distante dalla cocca rischiate che la corda si trovi in fondo all’intaglio della cocca nella parte superiore, mentre resta fuori nella parte inferiore e ciò è molto molto male.
Questo primo intaglio può essere ulteriormente
allargato a poco meno di un millimetro
usando un seghetto più grande .
Per il taglio finale uso le tre
lame incollate insieme :
A
questo punto possiamo praticare l’alloggiamento per la corda per mezzo di una limetta a coda di topo che sia all’incirca del diametro della corda
dell’arco – meglio più sottile che più grossa della corda.
Si rifinisce la parte interna con una limetta piatta:
Poi si pratica un po’ di invito a
“V” all’ingresso della cocca si arrotondano gli spigoli usando la stessa
limetta o una di sezione triangolare e carta vetrata.
Non è solo una questione
estetica ma il bambù negli spigoli vivi
taglia bene, quindi ok che le corde
hanno il serving, ma meglio evitare la possibilità di logorare la corda.
ATTENZIONE: il bambù si
spacca per il lungo che è un piacere!
Quindi in riferimento alle due
ultime foto: sono state fatte solo per far vedere gli attrezzi, ma se dovete lavorare l’interno della cocca per forza di cose
applicherete una forza verso l’esterno
quindi dovrete creare una contropressione con le dita, altrimenti
spaccherete la cocca appena intagliata.
Sempre per lo stesso motivo evitate di spingere la limetta tonda per allargare la sede finale della corda: lavorate invece con piccole passate sfruttando la parte più sottile della lima tonda poi magari ruotandola in senso antiorario, altrimenti provocherete un effetto cuneo o a vite che fenderà l’asta per il lungo.
Ecco un esempio di come controbilanciare la pressione verso l’esterno
provocata dalla limetta a coda di topo.
Per avere la pinzatura della
cocca di mio gradimento mi tengo un arco carico a fianco e la lavoro
provando come va sulla corda finché sono soddisfatto.
Il risultato ancora un po’ da
rifinire è questo:
Già così si potrebbe usare, ma ci sono ancora un paio di accorgimenti che migliorano sia l’estetica che la robustezza.
Il primo è quello di bagnare con una goccia di Attak a presa
rapida – quello da 60 secondi non va bene -
la parte interna della cocca in modo da tappare e lisciare con uno strato vetroso le fibre interne che
sono ”sbocciate” a causa della lavorazione con la lima.
Il secondo accorgimento
è aggiungere una stretta legatura
di filo appena sotto la cocca e bagnarlo con Attak: una volta indurita questa
legatura sarà una prevenzione per eventuali fenditure.
L’importante è che sfiori il fondo
dell’intaglio, fatta a qualche millimetro di distanza già non serve più di tanto.
E
renderà la freccia anche più bella:
L’Attak è utile anche in quei casi in cui la cocca è troppo
larga: mettendone una goccia in più nell’intaglio e posizionando la freccia con
la punta in alto l’eccesso si raccoglie elegantemente nella metà inferiore
della cocca. Una volta indurito – meglio lasciarlo lì diverse ore - può essere lavorato per riadattare la cocca
alla corda .
Non l’ho mai provato ma
volendo essere più filologici
penso si possa usare per la
finitura finale della cocca anche la
colla da falegname ( quella animale, non il Vinavil ) usando per la legatura del filato in
lino/canapa o tendine.
LE PUNTE
Si possono usare le stesse punte montate sulle aste in legno.
Personalmente ho sempre evitato le punte con cavità interna
conica per due motivi:
-
Per il bambù il temperino deve essere di buona
qualità quindi costoso e le lame devono
essere tenute affilate perché se
perdono il filo si rischia di rovinare il lavoro e il bambù logora le lame molto più del legno.
- Sarò sfortunato ma il mio tasso di perdita in
sagoma per le punte con interno conico è
notevole con qualsiasi colla.
Mi trovo bene e con
perdite in sagoma azzerate con le punte a
pareti interne parallele con filettatura, incollate e avvitate con
colla a caldo.
Il problema con il bambù è che il diametro dell’asta non è bello calibrato
come per le aste in legno.
Se invece
si riesce ad avvitare in modo almeno soddisfacente, dopo averla fissata con la
colla vi troverete con un bel gradino tra l’asta e la punta. Qualcosa di molto più esagerato rispetto alla foto seguente dove il gradino è
veramente minimo ( non avevo un’asta sufficientemente sottile sottomano ):
Quindi le vostre aste accuratamente selezionate potrebbero essere mediamente di 11/32
ma alcune aste potrebbero essere un po’ troppo sottili e altre un po’ troppo grosse .
Per le aste troppo grosse
si va di carta vetrata riducendo il diametro dell’estemità .
Se l’asta è sottile bisogna vedere se riesce a impegnare, anche se in modo non del tutto ottimale, la filettatura
interna. Se non ce la fa sarà necessario passare a punte da 5/16, ovviamente
dello stesso peso.
In fase di estrazione dalla sagoma il gradino tra asta e punta prima o poi bloccherà
la punta e la perderete – ricordo che se l’asta è sottile la filettatura
interna non “morde” bene l’asta.
Per evitare questo guaio è
sufficiente una legatura smaltata con
Attak liquido che costruiremo a contatto con il ferro:
Se il gradino è notevole si possono sovrapporre alcuni strati parziali di filo in prossimità della
punta in modo da creare una legatura rastremata .
Ultimo consiglio:
quando si estraggono le frecce di bambù tirate verso l’esterno evitando se possibile di ruotarle. Se proprio dovete ruotarle
mettetevi con l’estrattore a contatto con la sagoma.
Le aste di bambù somigliano molto a un tubo di fibre tenute
insieme da una potente “colla” vegetale.
Solo che ruota oggi e ruota domani queste fibre iniziano a separarsi a partire dall’interno.
All’esterno non si nota nulla però un giorno estraendo la
freccia con le solite rotazioni fatte con l’estrattore allegramente a una spanna dalla sagoma vi accorgete di una
certa “plasticità rotatoria”: è giunto
il momento di buttarla.
Stefano